Marcello Saroli salva la vita ad un ciclista in arresto cardiaco sulle rive del lago Albano
"Eroe? No, sono solo un cittadino che ha fatto il proprio dovere."
Saroli Club di Castelgandolfo. Uno spicchio di paradiso
compreso tra le acque del Lago Albano e le coste lussureggianti del cratere
dell’antico vulcano. Squilla il telefono di Arianna, ma non è la solita
telefonata di un amico o il cliente che chiede la disponibilità di un
ombrellone. La voce dell’amica che esce dall’apparecchio è concitata, al limite
della disperazione. “Avete il defibrillatore, vero? Si è sentito male un
ciclista sul lungolago e dovrebbe essere in arresto cardiaco!” Arianna grida a
Marcello, il papà, che c’è bisogno dell’apparecchio salvavita a poche centinaia
di metri da loro. Ci vogliono pochi minuti per arrivare sul luogo, nonostante
la macchina sia bloccata nel parcheggio. Ma Marcello non si perde d’animo,
salta al volo nell’auto di una collaboratrice e si fa trasportare dal
malcapitato. “In quei momenti sono tante le cose che ti passano per la mente,
una su tutte la responsabilità di fare bene tutte quelle operazioni che possono
regalare ad un padre di famiglia la possibilità di restare con noi.”
“Appena arrivato, mi sono reso immediatamente conto della
gravità della situazione – racconta Marcello – Il signore era adagiato al lato
della strada privo di sensi, in tenuta da ciclista, e una signora, che poi ho
saputo essere la moglie, stava effettuando il massaggio cardiaco. Insieme ad un
altro passante, forse un operatore sanitario, abbiamo collegato al
defibrillatore e poi applicato le piastre sul torace e abbiamo atteso che l’apparecchio
consigliasse la scarica. E’ stata efficace la prima scarica. Il poveretto ha
dato immediatamente segni di vita e subito dopo sono giunti i soccorsi che
hanno preso in carico il paziente.”
Che si prova ad aver salvato una vita umana?
“Intanto faccio i migliori auguri di pronta guarigione al
malcapitato ciclista e lo aspetto al Saroli Club per brindare insieme, poi devo
dire che dopo lo shock emotivo iniziale, ci si sente veramente bene. Non sono
un eroe (ride), sono un normale cittadino che si sente di aver fatto il proprio
dovere, mettendosi a disposizione della comunità. E’ semplice educazione civica”.
Però sei stato uno dei primi a credere alla
cardioprotezione?
“È vero. Sono dieci anni esatti che siamo entrati nel
programma della Fondazione “Giorgio Castelli Onlus”. Io, mia moglie Anna e i
miei figli siamo stati tra i primi a formarci nelle manovre di rianimazione
cardiopolmonare con la Fondazione e a ricevere in dono il defibrillatore che è
stato protagonista di questa significativa esperienza.””
Chiediamo anche ad Arianna come ha vissuto questa
esperienza
“Quando ho detto a papà della telefonata di aiuto, mi ha
strappato di mano il defibrillatore e è corso via immediatamente. Nei
lunghissimi minuti che abbiamo aspettato il suo ritorno insieme agli altri
amici che erano presenti, mi sono passati davanti agli occhi tutti gli
addestramenti fatti insieme, le parole di Vincenzo e Valerio Castelli, e ho
sperato ardentemente che ricordasse tutte le manovre e le procedure. Quando lo
abbiamo visto tornare con il sorriso sulle labbra, siamo scoppiati tutti in un
grande applauso liberatorio. Tutte le mattine, la prima cosa che faccio, prima
ancora di aprire il Circolo, è quella di controllare stato di carica e scadenza
delle piastre del defibrillatore. E’ anche la prima cosa che insegniamo ai
nostri istruttori quando, per la prima volta, entrano a far parte della nostra
organizzazione. Gesti che sono diventati un vero e proprio rituale, nella
speranza che non debbano mai servire, ma anche nella certezza che, qualora si
dovesse verificare un evento come quello che è accaduto, siamo tutti pronti ad
intervenire e a intervenire nel modo corretto. E grazie al cielo è proprio quello
che è accaduto!”
Anche Vincenzo Castelli, il medico presidente della
Fondazione “Giorgio Castelli Onlus”, ha voluto congratularsi telefonicamente
con la Famiglia Saroli per l’intervento che ha salvato una vita umana da parte
di operatori laici (cioè non sanitari ndr) formati dalla struttura che porta il
nome del figlio Giorgio, scomparso proprio per un arresto cardiaco.
“E’ una gioia immensa – ci ha detto il dott. Castelli
raggiunto telefonicamente – poter constatare che l’immenso impegno che insieme
a tantissimi amici abbiamo profuso in questi anni, sta dando i suoi frutti più
belli. Chi salva una vita, salva il mondo intero, recita un antico detto
ebraico, e questo avvenimento è uno dei frutti del lavoro dei nostri volontari
e delle migliaia di persone che da noi hanno imparato le manovre salvavita e l’uso
del defibrillatore. E’ il riconoscimento migliore per il loro impegno e la loro
dedizione e il modo più vero per onorare il nostro Giorgio. Insieme a Rita e a
Valerio e Alessio abbiamo voluto inviare un abbraccio a Marcello e alla sua
famiglia per tutto quello che da tanti anni stanno facendo insieme a noi.”
Mentre ci salutavamo, Marcello Saroli ci racconta sorridendo
che, per la prima volta da tanto tempo, non è riuscito a schiacciare il suo
solito pisolino pomeridiano. Tante le emozioni e la serenità di un uomo che si
sente di aver fatto solo il proprio dovere. Gli eroi, continua a ripetere, sono
altri …
Marco Giustinelli - Ufficio Stampa "Fondazione Giorgio Castelli Onlus"
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